Morte sospetta in Via delle Magnolie.
La chiamata.
Era una mattina fredda e grigia quando la centrale operativa del 118 ricevette una chiamata da Via delle Magnolie. La voce all’altro capo del telefono era quella di Laura, una donna sulla quarantina, che sembrava fuori di sé.
“Mio fratello… non risponde da due giorni. Ho paura che sia successo qualcosa,” disse, con un tono che tradiva più ansia che disperazione.
La squadra del 118, composta dal Dott. Marco Rossi, dall’Infermiere Luca Bianchi, dal Soccorritore Andrea e dall’Autista-Soccorritore Giovanni, partì immediatamente. Luca, in particolare, conosceva bene quella casa e i suoi abitanti. Roberto, il fratello di Laura, era un paziente psichiatrico e iperobeso, che viveva da solo dopo la morte dei genitori. Tra lui e Laura c’era una guerra aperta per l’eredità di famiglia, e Luca sapeva che i rapporti tra i due erano più che tesi.
La scena del crimine.
Quando la squadra arrivò, Laura li aspettava fuori dalla casa, pallida e agitata. “È di sopra, in camera,” disse, indicando la scala con un gesto tremante.
Salirono al piano di sopra e trovarono Roberto nel letto matrimoniale, ma in una posizione insolita: a testa in giù, con il corpo già in rigor mortis. La stanza era in ordine, ma Luca notò subito qualcosa di strano: sul collo di Roberto c’erano dei segni rossi, come se qualcuno avesse stretto qualcosa intorno alla sua gola.
“Non mi convince,” mormorò Luca, osservando i segni. “Conoscevo Roberto. Non è morto per cause naturali.”
I sospetti di Luca.
Luca, con la sua passione per la letteratura gialla e le investigazioni poliziesche, iniziò a fare ipotesi. I segni sul collo di Roberto sembravano indicare che fosse stato soffocato, forse con una busta di plastica stretta con una corda. Ma chi poteva averlo fatto? E perché?
“Marco,” disse Luca al medico, “dobbiamo verificare se c’è qualcosa di sospetto. Questi segni non sono normali.”
Il Dott. Rossi esaminò il corpo con attenzione. “Hai ragione,” confermò. “Sembra asfissia. Ma non ci sono tracce di una busta o di una corda. Qualcuno deve aver fatto sparire le prove.”
La guerra per l’eredità.
Luca sapeva che tra Roberto e Laura c’era una lotta feroce per l’eredità dei genitori. Laura aveva sempre accusato Roberto di aver dilapidato i soldi di famiglia, mentre lui la considerava un’avida opportunista. Con la morte di Roberto, Laura sarebbe diventata l’unica erede.
“Laura ha un movente,” pensò Luca. “Ma è capace di uccidere il proprio fratello?”
L’intervento della Polizia.
Decisi a non lasciare nulla al caso, Luca e il Dott. Rossi convinsero il team a allertare la polizia. Arrivarono due agenti, che iniziarono a fare domande a Laura. La donna sembrava nervosa, ma negò ogni coinvolgimento nella morte del fratello.
“Ero a casa mia,” disse Laura. “Non ho visto Roberto da due giorni. Quando non ha risposto al telefono, mi sono preoccupata e sono venuta a controllare.”
Luca, però, non era convinto. Notò che Laura aveva delle graffiature sulle mani, come se avesse lottato con qualcuno. Inoltre, il suo comportamento era troppo controllato per una persona che aveva appena trovato il fratello morto.
La scoperta delle prove.
Mentre la polizia perquisiva la casa, Luca trovò qualcosa di interessante nel cestino della spazzatura in cucina: dei frammenti di plastica e un pezzo di corda. Portò le prove agli agenti, che le inviarono immediatamente in laboratorio per le analisi.
“Se questi frammenti corrispondono a una busta e a una corda,” disse Luca, “allora abbiamo la prova che Roberto è stato ucciso.”
L’arresto di Laura.
Le analisi confermarono i sospetti di Luca: i frammenti di plastica e la corda corrispondevano a quelli che potevano essere stati usati per soffocare Roberto. La polizia arrestò Laura, che alla fine confessò.
“Non volevo ucciderlo,” disse Laura, in lacrime. “Ma era l’unico modo per avere ciò che mi spettava. Lui stava per vendere la casa e lasciarmi senza niente.”
Giustizia per Roberto.
Laura fu condannata per omicidio premeditato, mentre Luca e la squadra del 118 tornarono al loro lavoro, con un senso di amarezza e soddisfazione. Avevano fatto la loro parte per portare giustizia, ma il prezzo era stato la vita di un uomo.
Quella notte, Luca aprì un libro giallo che stava leggendo. Sorrise tra sé e sé, pensando che la realtà a volte supera la finzione.
“Forse dovrei scrivere un libro,” pensò, mentre spegneva la luce e si preparava per il prossimo turno.
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