Professioni Sanitarie
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Redazione Assocarenews.it
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De Palma (Nursing Up): «Report AGENAS allarmante, il PNRR rischia un drammatico fallimento senza infermieri! Case e Ospedali di Comunità come scatole vuote prive di professionisti».

Basta proclami, servono risposte concrete. Si consenta agli infermieri dipendenti delle aziende sanitarie, su base volontaria, di coprire temporaneamente almeno una parte delle carenze a regime libero professionale o convenzionato.
ROMA, 14 marzo 2025 – La sanità territoriale italiana è sull’orlo di un precipizio, e il recente “Report nazionale di sintesi dei risultati del monitoraggio DM 77/2022 – II semestre 2024”, pubblicato da AGENAS, assevera i nostri timori, e certifica tutto questo senza possibilità di smentita: il grande progetto del PNRR rischia di trasformarsi in un colossale spreco di risorse pubbliche se non si interviene immediatamente per colmare la drammatica carenza di professionisti sanitari.
Il dato che emerge è desolante: appena il 3% delle Case della Comunità è realmente operativo con la presenza di medici e infermieri, mentre solo il 22% degli Ospedali di Comunità ha almeno un servizio attivo. Il resto? Strutture vuote, prive del personale necessario a farle funzionare. Sono invece 642 le Centrali operative territoriali (Cot) attive e pienamente funzionanti rispetto alle 650 programmate, di queste 480 hanno raggiunto il target di rilevanza comunitaria rendicontato dal Ministero della salute alla Commissione Europea. Si tratta delle uniche strutture che superano il target in linea con gli standard previsti dal Dm 77/2022, un barlume di luce in un buio tunnel.
Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, non usa mezzi termini: «Sono anni che denunciamo, con forza e con dovizia di numeri, il rischio concreto che l’enorme occasione rappresentata dalla Missione 6 del PNRR possa essere irrimediabilmente sprecata. Non può esistere un rilancio della sanità territoriale senza infermieri, non esistono strutture in grado di offrire assistenza ai cittadini se non ci sono professionisti in carne e ossa pronti a lavorarci dentro. Abbiamo destinato miliardi alla costruzione di Case e Ospedali di Comunità, ma ci siamo dimenticati di chi dovrebbe mandarle avanti. Una follia.».
«Le nostre stime parlano chiaro: servono almeno 50mila infermieri di famiglia e comunità entro dicembre 2026 se vogliamo che questa riforma non resti un libro dei sogni. Eppure, a quasi quattro anni dall’approvazione della Legge 17 luglio 2020 n. 77, che prevedeva l’assunzione di 9.600 infermieri di famiglia per rafforzare i servizi territoriali, ne sono stati reclutati appena 3.000. Dove sono finiti gli altri 6.600? Perché non si è dato seguito a una legge che avrebbe dovuto rappresentare il primo passo verso il rilancio dell’assistenza di prossimità?», continua De Palma.
«D’altronde, chi ha il coraggio di negare che il nostro sistema sanitario stia collassando sotto il peso di una popolazione sempre più anziana e fragile, afflitta da patologie croniche che necessitano di un’assistenza costante e capillare? Qui non si tratta solo di decongestionare gli ospedali, ormai incapaci di reggere l’urto dei ricoveri impropri. Si tratta di dare risposte concrete a milioni di cittadini che hanno bisogno di cure sul territorio, prima che sia troppo tardi.».
«Il DM 77/2022 ha tracciato una riforma ambiziosa, individuando nella sanità territoriale la chiave di volta per garantire un’assistenza moderna ed efficiente. Ma senza personale, ogni sforzo diventa vano. Le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità dovranno rappresentare il pilastro della nuova organizzazione sanitaria, ma il report AGENAS conferma che siamo di fronte a gusci vuoti, scatole prive di contenuto, cattedrali nel deserto edificate sulla carta ma irraggiungibili nella realtà.».
«Il tempo delle scuse è finito. La politica deve dare risposte immediate. Perché, ad esempio, suggerisce De Palma, non si procede con uno sblocco totale della libera professione per infermieri, ostetriche e altri professionisti del comparto sanità, senza vincoli differenti da quelli applicati per i medici?
Perché non si permette ai professionisti dipendenti delle aziende sanitarie, su base volontaria, di coprire temporaneamente, almeno una parte delle carenze con accordi libero professionali o in convenzione, ricoprendo il ruolo che sarebbe dovuto essere degli infermieri di famiglia? I presupposti giuridici ci sono tutti, e noi saremmo pronti a dare il nostro apporto al riguardo. Si tratta di scelte di buon senso, che potrebbero tamponare un’emergenza ormai fuori controllo.».
«Se il Governo e le Regioni non vogliono che il PNRR diventi davvero un fallimento senza precedenti, devono agire subito. Perché il rischio che corriamo è quello di aver costruito una grande macchina senza nessuno in grado di guidarla. E a pagare il prezzo di tutto questo, ancora una volta, saranno i cittadini e i professionisti sanitari, costretti a lavorare in condizioni sempre più precarie e inadeguate.».
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