COINA. Servono provvedimenti seri del Governo per ridurre aggressione su Medici, Infermieri e OSS.
Salute, Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari. Ceccarelli (Coina): «Basta provvedimenti palliativi, serve una riforma radicale. Siamo di fronte ad una emergenza sociale che negli ultimi due anni ha raggiunto un livello di gravità inimmaginabile!».
In occasione odierna della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie, rinnova l’allarme sull’escalation di aggressioni che colpisce il personale sanitario in Italia, con numeri mai visti prima, mai registrati nell’ultimo decennio. Un fenomeno drammatico che non può più essere ignorato e che richiede azioni concrete e urgenti, non soluzioni palliative che non affrontano le cause strutturali del problema.
La violenza contro gli operatori sanitari è una piaga da estirpare alla radice
Il 2023 ha segnato un dato allarmante: più di 130.000 aggressioni sono state registrate solo nei confronti degli infermieri, che con il 76,6% rappresentano la categoria di professionisti maggiormente vittime di una spirale di violenze a dir poco inaudita. Un numero che non solo evidenzia la gravità del fenomeno, ma che dovrebbe rappresentare finalmente un campanello d’allarme per il sistema sanitario e le istituzioni, con quest’ultime che sembrano pericolosamente inermi. «Un operatore sanitario su due, in Italia, subisce almeno una forma di violenza durante la sua carriera», sottolinea Ceccarelli, «eppure ancora oggi si continua a inserire misure che agiscono solo dopo che l’aggressione è avvenuta. Arresti in flagranza di reato, inasprimento delle pene o sterili battaglie, da parte di taluni sindacati, per obbligare le aziende sanitarie a costituirsi parte civile non risolvono nulla se non si affronta la causa principale della violenza: un sistema sanitario che è al collasso e che non garantisce né sicurezza né condizioni di lavoro adeguate.»
Decongestionare i pronto soccorsi, rilanciare la sanità territoriale
«Non possiamo continuare a tamponare il problema con misure che arrivano quando il danno è già bello che fatto. Gli ospedali, e in particolare i pronto soccorsi, sono al collasso. L’unica strada percorribile per evitare i tempi biblici e le condizioni di esasperazione che portano alla violenza da parte della collettività è il rilancio della sanità territoriale», afferma Ceccarelli. Il Sindacato Coina ribadisce che solo una rete di assistenza territoriale adeguata, che garantisca un accesso tempestivo e una gestione delle emergenze più efficace, può ridurre la pressione sui pronto soccorsi e rasserenare anche gli animi della collettività, con i cittadini che oggi più che mai hanno perso la bussola. «La violenza è troppo spesso il risultato di una frustrazione accumulata, dovuta ai lunghi tempi di attesa e a un sistema sanitario che non risponde più ai bisogni reali della popolazione», aggiunge Ceccarelli.
No a provvedimenti tampone, no ai cerottini su ferite enormi, sì a riforme strutturali
Ceccarelli è fermo: «I deterrenti lasciano il tempo che trovano: non possiamo pensare che arresti e inasprimenti delle pene siano la soluzione a lungo termine. Occorre pertanto un cambiamento profondo del sistema. Servono politiche che valorizzino il lavoro dei professionisti sanitari, che garantiscano la loro sicurezza sul luogo di lavoro e che ripristinino la dignità di chi ogni giorno è in prima linea nella cura della salute degli italiani. Solo così l’immagine dei professionisti sanitari, nel pieno della propria efficienza, in grado di lavorare al meglio delle proprie competenze, può tornare ad elevarsi per ciò che è e merita di essere considerata» La sicurezza sul lavoro non può più essere una promessa, ma una realtà concreta. E questo non può prescindere dal fatto che le strutture sanitarie debbano in grado di rispondere prontamente alle richieste di assistenza, perché nessuna violenza è giustificabile ma se un paziente rimane ore e ore in coda in un pronto soccorso siamo nel pieno di un corto circuito», afferma ancora Ceccarelli.
Una sanità che rispetta i professionisti e i pazienti
Il Segretario Nazionale del Coina insiste nel dire che, senza un rilancio della sanità territoriale e una riforma che metta in primo piano i diritti dei professionisti sanitari, il rischio di nuove violenze continuerà a crescere in modo esponenziale.
«Ogni giorno, decine di migliaia di operatori sanitari sono a rischio aggressione, ma quello che manca, di fondo, è una gestione del sistema che garantisca loro la protezione che meritano. Non basta criminalizzare chi aggredisce, bisogna agire sulle cause che portano a questa escalation, e quelle cause sono da ricercare nella disorganizzazione del sistema sanitario e nella mancanza di risorse per i professionisti», continua Ceccarelli.
Il Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie, attraverso la voce del suo Segretario Nazionale Marco Ceccarelli, lancia quindi un appello urgente: «Serve una riforma strutturale che guardi al futuro e rispetti davvero chi lavora nel sistema sanitario. La violenza contro gli operatori sanitari è un’emergenza reale, ma la vera emergenza è una politica sanitaria fallimentare che, da troppo tempo, ha voltato le spalle ai suoi professionisti.»
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