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Salute, De Palma (Nursing Up): «Lombardia, l’assessore Bertolaso rilancia “l’ultima moda” in fatto di sanità: intende inserire la figura dell’assistente infermiere sul territorio»

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Quando le idee scarseggiano e le soluzioni tampone abbondano

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ROMA, 13 FEB 2025 – La sanità lombarda è come un paziente in terapia intensiva: critica, instabile e bisognosa di cure serie. Peccato che chi dovrebbe occuparsene continua ad usare cerotti per tamponare copiose emorragie. 

Guido Bertolaso, Assessore al Welfare della Lombardia, ha annunciato di voler di affrontare la grave carenza di oltre 10mila infermieri, perché i dati reali del territorio, sia chiaro, sono questi, con una soluzione che sa tanto di rattoppo: l’assistente infermiere.

Certo, un’idea brillante… Se solo bastasse cambiare le etichette per risolvere i problemi. Ma i fatti parlano chiaro: la Lombardia non è solo maglia nera in Italia per la mancanza di infermieri, ma è anche in testa alle tristi classifiche per le dimissioni volontarie, con oltre 3mila professionisti che hanno abbandonato la sanità pubblica solo nei primi 9 mesi del 2024. Chissà, forse qualcuno dovrebbe chiedersi perché scappano tutti.

Antonio De Palma, Presidente del Sindacato Nursing Up, non usa mezzi termini: «Davvero pensiamo che l’assistente infermiere sia la soluzione? Forse dovremmo chiamarlo “l’assistente del fu’ infermiere” e vedere se, per magia, i numeri tornano. Ma la realtà è un’altra: questa figura non può e non potrà mai colmare la voragine di personale qualificato. 

Se gli infermieri mancano, chi dovrebbero assistere questi nuovi arrivati? Gli spettri nelle infermerie vuote?».

Numeri e realtà: Mentre Bertolaso, nelle sue recenti esternazioni, parla di soli 2mila infermieri mancanti, la realtà dice altro: in Lombardia si registra un fabbisogno di oltre 10mila unità, rispetto a un deficit nazionale di 175mila professionisti, in un contesto europeo che sta cercando di risollevarsi investendo sul personale sanitario, non inventando figure di ripiego. E mentre in Europa si corre veloce, in Italia si inciampa, con un calo di circa il 20% nelle iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica rispetto al Vecchio Continente. Ma certo, chi non sarebbe entusiasta di fare l’infermiere in un contesto del genere?

De Palma non le manda a dire: «Non possiamo continuare a far finta che basti inventarsi un nuovo ruolo per risolvere una crisi strutturale. L’assistente infermiere non è un rinforzo, è un’illusione. Se non ci sono infermieri, chi li guiderà? Il pilota automatico? Siamo seri: pochi mesi di formazione non bastano per garantire un’assistenza di qualità, e rischiamo solo di abbassare gli standard, mettendo a rischio la salute dei cittadini».

Questione di priorità: Invece di investire sugli infermieri qualificati, che continuano a lasciare il sistema pubblico, si punta su scorciatoie che rischiano di peggiorare la situazione. 

De Palma ironizza: «Forse la prossima mossa sarà l’infermiere “fai-da-te”, con un kit di montaggio e istruzioni incluse. Ma i pazienti meritano di meglio. La qualità dell’assistenza non si costruisce con figure ibride e competenze approssimative».

Un déjà vu poco incoraggiante: Non è la prima volta che si cercano scorciatoie. 

De Palma ricorda: «Abbiamo già visto il film del reclutamento di infermieri dall’estero, con esiti non proprio da Oscar. Ora ci riprovano con l’assistente infermiere. Ma cambiare il titolo ai problemi non li risolve».

Conclusione senza sconti: «La sanità lombarda ha bisogno di infermieri qualificati, non di figure surrogate. Se davvero si vuole affrontare la crisi, bisogna investire sui professionisti già esistenti, garantendo stipendi adeguati, condizioni di lavoro dignitose e una formazione continua. Altrimenti, ci ritroveremo con un castello fatto di carte,  che crolla davanti al primo paziente che starnutisce».

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