Sanità: troppe specializzazioni, pochi professionisti.
La carenza di candidati nelle professioni sanitarie sta diventando un problema sempre più evidente. Secondo quanto emerso dall’audizione della Conferenza Stato-Regioni in Commissione Affari Sociali della Camera, alcune specializzazioni soffrono di un drastico calo di attrattività. Il fenomeno è particolarmente evidente nel settore infermieristico, dove il rapporto tra domande e posti disponibili è sceso al di sotto di 1,0.
Il problema della frammentazione normativa
Uno dei principali fattori di questa crisi è la frammentazione dell’ordinamento giuridico sanitario, che riduce drasticamente la flessibilità del sistema. Attualmente, esistono ben 31 profili professionali sanitari, di cui 28 afferenti alle aree infermieristiche, ostetriche, riabilitative e tecnico-sanitarie. Questa eccessiva suddivisione, secondo la Conferenza Stato-Regioni, ha portato a un sistema rigido, con percorsi altamente specializzati che rischiano di limitare l’adattabilità del personale sanitario alle esigenze del mercato.
Infermieri sempre meno richiesti?
Uno dei dati più preoccupanti riguarda proprio gli infermieri. Se nel 2023 il numero di domande era di 22.957, nel 2024 è sceso a 20.715, a fronte di 41.000 posti disponibili. Questo significa che il rapporto tra domande e posti si è abbassato fino a 1,0, mettendo in difficoltà il sistema di formazione e reclutamento.
Le professioni meno scelte
Oltre agli infermieri, altre figure professionali registrano un basso interesse tra gli studenti. Tra le specializzazioni con un rapporto tra domande e posti inferiore a 1,0 troviamo:
- Odontotecnico (0,9)
- Tecnico della prevenzione (0,9)
- Educatore professionale (0,6)
- Tecnico ortopedico (0,5)
- Fisioterapista (0,4)
- Assistente sanitario (0,3)
Questi dati evidenziano una chiara tendenza: alcune specializzazioni sanitarie sono percepite come meno attrattive, sia per motivi economici che per il riconoscimento sociale.
Verso una riforma del sistema
Alla luce di questi dati, la Conferenza Stato-Regioni chiede una riforma del sistema, con l’obiettivo di semplificare e rendere più flessibili i percorsi formativi. Una possibile soluzione potrebbe essere una maggiore integrazione tra le specializzazioni e una revisione della normativa per favorire una maggiore adattabilità dei professionisti sanitari alle nuove esigenze del settore.
La sanità italiana è a un bivio: senza interventi mirati, il rischio è quello di trovarsi con sempre più posti vacanti e meno professionisti disponibili, con inevitabili conseguenze sulla qualità dell’assistenza ai cittadini.
Share this content: