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martedì, Marzo 19, 2024
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Infermieri Militari e di Polizia: il futuro è già iniziato!

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Gli Infermieri Militari delle Forze Armate e della Polizia di Stato sono caratterizzati da un forte livello di competenze specialistiche sia per quanto riguarda la difesa della salute, sia anche per quel che attiene la difesa del territorio.

Quelle competenze specialistiche che, spesso, si sta tentando di inserire tra le funzioni dell’infermiere del Servizio sanitario nazionale e che per i militari sono già riconosciute nei codici, soprattutto per quanto riguarda le emergenze e le urgenze che gli infermieri militari e della Polizia possono, anzi devono, gestire da soli secondo un principio di multidisciplinarietà con le altre professioni – medici in testa – molto forte e radicato a tutti i livelli.

Se ne è parlato e ne sono stati fatti numerosi esempi sia per quanto riguarda gli interventi a livello nazionale che internazionale alla seconda edizione del Convegno sull’infermieristica militare organizzato dalla Federazione nazionale Ipasvi – presto Fnopi con l’entrata in vigore della conversione in legge del Ddl Lorenzin – dal titolo “L’infermiere nelle Forze Armate e di Polizia: prospettive operative e competenze avanzate”.

L’evento si è fondato sulla comprovata professionalità posseduta dagli uomini e dalle donne delle FFAA e di Polizia e sull’encomiabile servizio che gli infermieri in divisa svolgono in Patria ed all’estero a favore della popolazione civile e militare.

I contenuti della giornata, svolta presso il Circolo Ufficiali dell’Aeronautica Militare – Casa dell’Aviatore di Roma, hanno sottolineato e valorizzato i complessi compiti dell’infermiere e hanno costituito un momento conoscitivo per tutti coloro che vogliono avvicinarsi e apprezzare il ruolo dell’infermiere militare.

“Gli infermieri che operano nelle Forze armate e nelle Polizia di Stato – ha detto in apertura, presentando l’evento, Pierpaolo Pateri, componente del Comitato centrale della Federazione Ipasvi – sono una realtà importante sia per i contesti in cui operano, sia per la società civile. Nella loro attività quotidiana manifestano competenze avanzate, ma anche buone pratiche che rivestono grande importanza per la Federazione perché, negli sviluppi futuri della professione, possano rappresentare fonte di benchmark tra loro a vantaggio dei cittadini”.

“I colleghi che operano in questi settori – ha aggiunto la presidente Ipasvi, Barbara Mangiacavalli – sono preziosi sia per il loro ruolo di difesa della salute ad alto livello, ma anche perché tra i loro compiti istituzionali c’è quello della difesa del suolo su cui viviamo. Le loro competenze avanzate hanno caratteristiche diverse da quelle degli ospedali pubblici e la loro crescita fa parte anche della nostra storia ed è importante perché si possa anche attraverso lei, guardare nel futuro”.

“Il nostro rapporto con la Federazione, che riteniamo essenziale per un’attività fondamentale come quella che svolge l’infermiere militare – ha detto il Contrammiraglio Filippo Crociata in rappresentanza dello Stato Maggiore della Difesa –  che agisce in ambiti extraconfini, ma anche in ambiti nazionali particolarmente degradati come avviene nel caso dell’attività della Polizia di Stato”.

“Direi che più che un convegno di incontro – ha sottolineato il Maggiore Generale Mario Alberto Germani,Comando Sanità e veterinaria dell’Esercito Italiano – si tratta di un momento in cui vengono messe assieme esperienze comuni. Per quanto ci riguarda -. Ha aggiunto – i nostri programmi prevedono nel tempo la realizzazione di un unico servizio sanitario militare interforze e questo perché l’oggetto di cui si occupa è uno solo: la persona. In questo senso sono fondamentali le sinergie tra le varie attività e questo incontro è l’occasione di uno scambio di esperienze importanti: se non c’è sinergia tra militari e civili non c’è crescita”.

“Gli infermieri – ha affermato Fabrizio Ciprani, Dirigente Superiore del Servizio Affari Generali Sanità della Polizia di Stato – sono riusciti a fare quello che i medici non hanno ancora fatto: realizzare un tavolo permanente tra mondo sanitario militare e civile. L’incontro tra i professionisti di questo settore e il legame forte con Ipasvi è lo specchio di questi tavoli interistituzionali”.

“L’aspetto fondamentale del tavolo con gli infermieri – ha detto il Capitano medico Vincenzo Abbossida della direzione Sanità della Guardia di Finanza – è che l’incontro con altri colleghi fa crescere professionalmente”.

Le relazioni

FORMAZIONE ED ASPETTI CARATTERIZZANTI L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA IN PATRIA E ALL’ESTERO

Ten. Massimiliano Trama

WOUND CARE E MEDICAZIONI TECNOLOGICAMENTE AVANZATE: ESPERIENZE  E RUOLO DELL’INFERMIERE MILITARE

Lgt. Giampiero Bromuro

L’ATTIVITA SANITARIA SU UNITA DELLA MARINA MILITARE: ESPERIENZE PROFESSIONALI DEGLI INFERMIRI IMBARCATI

C°  2° Cl. Giuseppe Papaccioli

C°  2° Cl. Giancarlo Ricci

SAR (SEARCH AND RESCUE) STATO DELL ‘ARTE E COMPETENZE AVANZATE INFERMIERISTICHE

1° Mar. Paolo Carrozza

LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA NELL’ARMA DEI CARABINIERI

Mar. Ca. Pier Francesco Cellai

LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA NELLA POLIZIA DI STATO POTENZIALITA E PROSPETTIVE

lsp. C. T. Catello Raffone

Sov. C. T. Maurizio Bellini

LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA NELLA GUARDIA DI FINANZA

App. Sc. Gianluca Pennacchio

SINERGIE TRA L’INFERMIERISTICA MILITARE E CIVILE

Dirigente lnfermieristico H San Giovanni  Antonella Leto

INQUADRAMENTO ED ESPERIENZA INFERMIERISTICA MILITARE EUROPEA

1° Mar. Francesco Saverio Castellano

Durante la tavola rotonda finale a cui hanno partecipato l’Ammiraglio Ispettore Mauro Barbierato, Ispettore Sanità Militare, il Contrammiraglio Filippo Crociata, il Capitano medico Vincenzo Abbossida, Cristina Rinaldi, della Direzione generale delle Professioni sanitarie e Risorse umane del ministero della Salute e che è stata chiusa dall’intervento della presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli,  è stata ribadita la necessità di massima sinergia tra mondo sanitario militare e civile.

L’esempio fatto di come una organizzazione possa “completare” l’altra è quello della differenza tra acuzie ed emergenza e cronicità.

La Sanità militare ha competenze avanzate  e un’organizzazione che, date anche le condizioni limite in cui si trova a operare, spesso in senari di guerra, ma anche in situazioni come quelle del recupero in mare di migranti o di supporto in caso di gravissime calamità naturali, ha la capacità immediata di risposta sia dal punto di vista tecnologico che professionale.

L’esempio è proprio quello delle competenze avanzate degli infermieri che, ad esempio, su una nave sono gli unici responsabili  della salute e dell’assistenza all’equipaggio, ma anche alle popolazioni verso cui è diretto il oro intervento e che operano secondo precisi protocolli e comunque grazie anche alla telemedicina, in continuo contatto con le altre professioni sanitarie in caso di necessità.

Ma per gli aspetti legati alla conicità, alla lungodegenza e all’assistenza delle patologie che spesso si presentano sia per quanto riguarda gli stessi militari, sia per le popolazioni soccorse, la sinergia con il servizio sanitario pubblico dà la possibilità di interconnettere un meccanismo, un’organizzazione ed esperienze che invece non sono proprie del mondo della sanità militare, ma che in quello della sanità civile sono invece affermate, consolidate e in modo massiccio e sempre più spesso affdiate proprio agli infermieri.

Tanto che proprio dal ministero della Salute è stata sottolineata l’importanza di apprendere la possibilità di nuovi sviluppi per alcuni lati dell’organizzazione e programmazione sanitaria ed è stata manifestata la piena disponibilità a una sinergia tra ministeri per mettere a disposizione delle Forze armate e della Polizia di Stato esperienze e modelli per quagli aspetti dell’assistenza emergenti anche nel loro ambito, ma ancora poco frequentati.

Per quanto riguarda il futuro del tavolo interistituzionale avviato con gli infermieri, tutti alla tavola rotonda hanno manifestato – e il secondo incontro con la sanità militare e della polizia ne è stata la prova tangibile – la volontà di intensificare l’attività perché possa dare i suoi frutti non solo dal punto di vista sicuramente clinico dell’assistenza, ma anche organizzativo per tutti quei nodi ancora scoperti del parallelismo tra mondo militare e mondo della sanità civile.

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